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Da Bologna parte il tour della ‘Rete di Trieste’ di ispirazione cattolica: “Ma non saremo partito”

Da Bologna parte il tour della ‘Rete di Trieste’ di ispirazione cattolica: “Ma non saremo partito”
Il network è nato a febbraio scorso con l’obiettivo di promuovere un nuovo modo di fare politica. Conta più di mille fra amministratori pubblici e operatori sociali
La conferenza stampa di presentazione del progetto "La rete di Trieste" per un nuovo approccio all'impegno civico e alla politica (foto Schicchi)

La conferenza stampa di presentazione del progetto "La rete di Trieste" per un nuovo approccio all'impegno civico e alla politica (foto Schicchi)

Bologna, 11 luglio 2025 – Un ‘non partito’ che punta a essere (perfino) più di un partito. La Rete di Trieste, il network di amministratori pubblici di ispirazione cattolica nato a margine della Settimana Sociale dello scorso anno con l’obiettivo di promuovere un nuovo modo di fare politica, è arrivato in Città metropolitana. Il punto principale è capire come i cattolici possano tornare ad essere i protagonisti del dibattito pubblico in Italia, attraverso amministratori capaci di rimettere al centro i bisogni delle persone e delle comunità.

La Rete di Trieste, dunque, punta a far capire quanto sia, ancora oggi, «necessario» il contributo dei cattolici e della Dottrina Sociale «alla vita del Paese». Per questo si definisce «più di un partito, partito dal basso e dal di dentro», fondato su cinque punti di confronto, che verranno presentati in tutta Italia entro il mese di luglio. Dalla partecipazione democratica dei cittadini, le politiche giovanili, il welfare territoriale, alla transizione ecologica e la tutela del territorio e lo sviluppo delle aree interne. Costituita nel febbraio 2025, la Rete conta più di mille fra amministratori e operatori sociali che in questi giorni si stanno dando appuntamento con 100 conferenze stampa in diverse città italiane.

“L'ambizione che ci anima -sottolinea il portavoce nazionale della Rete Francesco Russo, vicepresidente del consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia - è provare a rilanciare la partecipazione, cambiando il modo stesso di far politica”. In poche parole: «Una politica che ascolta e non urla, che dialoga e non polarizza», dicono gli amministratori presenti. Partecipano i consiglieri comunali Gian Marco De Biase («Fare politica, avendo come obiettivo la ricerca del bene comune»), Filippo Diaco («Dobbiamo lavorare per tornare a far appassionare alla politica il ‘partito dell’astensionismo’. Su giovani e anziani possiamo fare di più») e Cristina Ceretti («Questo momento storico richiede una rete di persone che affronti le sfide del futuro»).

Un contenitore in cui dialogare. Così, a palazzo d’Accursio arrivano anche i consiglieri regionali Valentina Castaldini e Marco Mastacchi.«Solo trovando dei punti di pace e unità si può contribuire a migliorare la società», sottolinea Castaldini. La Rete arriva in una città come Bologna in cui «è forte la polarizzazione del dibattito tra sinistra e destra, per questo la sfida è ancora più grande, ma dialogare è sempre possibile», continua Castaldini. «Più contenuti, meno schieramenti» è invece il pensiero di Mastacchi: «Credo che sia l’approccio più corretto che debba avere un politico», spiega. Tra il pubblico il civico Andrea Babbi: «Dopo le indicazioni chiarissime del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, di papa Francesco prima e Leone XIV poi, oggi si consolida il cammino di tanti amministratori che hanno bisogno di stare insieme per fare politica per il bene comune», dice. Insieme a Babbi, in prima fila è seduto monsignor Stefano Ottani, vicario generale della Diocesi di Bologna: «Ho ascoltato volentieri la discussione, siete un soggetto che può davvero andare lontano e raccogliere altre adesioni». Al suo fianco Lanfranco Massari, coordinatore cittadino di Forza Italia e sono presenti anche alcune istituzioni dell’Area metropolitana. Ai quali si aggiunge anche l’europarlamentare Elisabetta Gualmini. «Non è il momento di un partito dei cattolici», afferma Gualmini. È il tempo del dialogo: «L’Ue deve diventare un soggetto politico capace di prendere decisioni forti e di stare in piedi tra le potenze che ci circondano», chiude Gualmini.

İl Resto Del Carlino

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